Antonio Tempesta 1555 - 1630 Diluvio Universale

in vendita
- Epoca : 16° secolo - 1500
- Stile : Altri stili
- Lunghezza : 66cm
- Altezza : 55cm
- Materiale : Olio su tela
- antiquario
Ars Antiqua srl - Telefono: +39 02 29529057
- Cellulare: 393664680856
- Milano,Italy
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Descrizione Dettagliata
Antonio Tempesta (Firenze, 1555 – Roma, 1630)
Diluvio Universale
Olio su tela, cm 55 x 66 – con cornice cm 85 x 97
L’opera in esame mostra significative analogie di forma e di stile con i dipinti dell’artista Antonio Tempesta, pittore toscano vissuto nel contesto del Manierismo prima e del Barocco poi. Gli esempi da citare pertanto sono il Paesaggio del Mar Rosso in collezione Gavotti Veruspi, la Battaglia tra cristiani e turchi e la Battaglia delle amazzoni sempre in collezioni private e infine l’Angelo con l’immagine della Veronica su alabastro, presente sul mercato, assieme all’Annunciazione. La caratteristica precipua del dipinto di Tempesta sta nel simulare una pittura materica, traslucida, quasi fosse dipinta su di un supporto lapideo e non su tela, trovando riscontro anche nella scuola pittorica veronese tra XVI e XVII secolo, che si osserva in ulteriori esempi di Antonio Tempesta conservati presso la Galleria Borghese (si veda La Caccia), la collezione Doria Pamphilj (Il Mar Rosso), la Galleria Sabauda (Arrivo di Maria Cristina di Francia a Torino) e il Louvre.
Tempesta fu pittore e incisore, formatosi a Firenze nella bottega di Santi di Tito e proseguì successivamente la sua collaborazione con Giovanni Stradano nella decorazione di Palazzo Vecchio, sotto la direzione di Giorgio Vasari, il quale svolse nello sviluppo della pittura del Tempesta un ruolo determinante. Proseguì la sua carriera a Roma, arrivando nella città eterna intorno al 1575 grazie all’intercessione di papa Gregorio XIII Boncompagni, che lo chiama ad affrescare alcune sale in Vaticano (Sala delle carte geografiche), specializzandosi nella realizzazione di affreschi di carattere decorativo in edifici religiosi (San Giovanni dei Fiorentini, Santo Stefano Rotondo) e in dimore private (Palazzo Pallavicini Rospigliosi, Villa d’Este a Tivoli, Palazzo Farnese a Caprarola). Seppur avesse una ben avviata carriera con alte committenze a Roma, alternò la presenza in città con soggiorni a Firenze, dove collaborò con Alessandro Allori, Ludovico Buti e Ludovico Cigoli alla decorazione dei soffitti della Galleria degli Uffizi eseguiti con decorazioni a grottesche. Coniugò la pratica della pittura con l’attività di incisore grazie alla sua propensione per un gusto naturalistico e calligrafico insieme, eseguendo numerose serie di acqueforti, che ebbero ampia fortuna in tutta Europa, incentrate su scene inquiete e coinvolgenti, privilegiando temi quali cacce e battaglie; celeberrime sono le illustrazioni a corredo dell’Antico Testamento note come la “Bibbia del Tempesta”. La scena qui presentata ne è una rappresentazione: il Diluvio Universale. Gli uomini col passare del tempo divennero malvagi, irrispettosi nei confronti della divinità, abbandonarono la via del bene e scelsero la via del male. La divinità, in preda all’ira, li punì mandando sulla terra una terrificante inondazione. Se ne salvarono solo pochi, quelli buoni, giusti, pii, scelti dalla divinità per dare origine a un nuovo genere umano.
La più antica testimonianza sull’argomento è quella narrata nell’Epopea di Gilgamesh, che rappresenta l’esempio più alto della produzione letteraria di ambiente mesopotamico ed è frutto della fusione di molteplici racconti indipendenti, a lungo trasmessi in forma orale e tradotto in forma scritta nella Bibbia e nel mito di Deucalione e Pirra.
Diluvio Universale
Olio su tela, cm 55 x 66 – con cornice cm 85 x 97
L’opera in esame mostra significative analogie di forma e di stile con i dipinti dell’artista Antonio Tempesta, pittore toscano vissuto nel contesto del Manierismo prima e del Barocco poi. Gli esempi da citare pertanto sono il Paesaggio del Mar Rosso in collezione Gavotti Veruspi, la Battaglia tra cristiani e turchi e la Battaglia delle amazzoni sempre in collezioni private e infine l’Angelo con l’immagine della Veronica su alabastro, presente sul mercato, assieme all’Annunciazione. La caratteristica precipua del dipinto di Tempesta sta nel simulare una pittura materica, traslucida, quasi fosse dipinta su di un supporto lapideo e non su tela, trovando riscontro anche nella scuola pittorica veronese tra XVI e XVII secolo, che si osserva in ulteriori esempi di Antonio Tempesta conservati presso la Galleria Borghese (si veda La Caccia), la collezione Doria Pamphilj (Il Mar Rosso), la Galleria Sabauda (Arrivo di Maria Cristina di Francia a Torino) e il Louvre.
Tempesta fu pittore e incisore, formatosi a Firenze nella bottega di Santi di Tito e proseguì successivamente la sua collaborazione con Giovanni Stradano nella decorazione di Palazzo Vecchio, sotto la direzione di Giorgio Vasari, il quale svolse nello sviluppo della pittura del Tempesta un ruolo determinante. Proseguì la sua carriera a Roma, arrivando nella città eterna intorno al 1575 grazie all’intercessione di papa Gregorio XIII Boncompagni, che lo chiama ad affrescare alcune sale in Vaticano (Sala delle carte geografiche), specializzandosi nella realizzazione di affreschi di carattere decorativo in edifici religiosi (San Giovanni dei Fiorentini, Santo Stefano Rotondo) e in dimore private (Palazzo Pallavicini Rospigliosi, Villa d’Este a Tivoli, Palazzo Farnese a Caprarola). Seppur avesse una ben avviata carriera con alte committenze a Roma, alternò la presenza in città con soggiorni a Firenze, dove collaborò con Alessandro Allori, Ludovico Buti e Ludovico Cigoli alla decorazione dei soffitti della Galleria degli Uffizi eseguiti con decorazioni a grottesche. Coniugò la pratica della pittura con l’attività di incisore grazie alla sua propensione per un gusto naturalistico e calligrafico insieme, eseguendo numerose serie di acqueforti, che ebbero ampia fortuna in tutta Europa, incentrate su scene inquiete e coinvolgenti, privilegiando temi quali cacce e battaglie; celeberrime sono le illustrazioni a corredo dell’Antico Testamento note come la “Bibbia del Tempesta”. La scena qui presentata ne è una rappresentazione: il Diluvio Universale. Gli uomini col passare del tempo divennero malvagi, irrispettosi nei confronti della divinità, abbandonarono la via del bene e scelsero la via del male. La divinità, in preda all’ira, li punì mandando sulla terra una terrificante inondazione. Se ne salvarono solo pochi, quelli buoni, giusti, pii, scelti dalla divinità per dare origine a un nuovo genere umano.
La più antica testimonianza sull’argomento è quella narrata nell’Epopea di Gilgamesh, che rappresenta l’esempio più alto della produzione letteraria di ambiente mesopotamico ed è frutto della fusione di molteplici racconti indipendenti, a lungo trasmessi in forma orale e tradotto in forma scritta nella Bibbia e nel mito di Deucalione e Pirra.
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